il germoglio

il germoglio
"... una parte di quel seme cadde fra le rocce...

martedì 10 aprile 2018

DA DOVE VIENE LA FELICITA'

La cerchiamo, la desideriamo, la perdiamo, la rincorriamo, ma... la conosciamo?

Donna che spalanca le braccia verso il cielo
Felice

Una domanda difficile, alla quale oggi desidero che tu risponda.
Conosci la felicità?
Sai da dove viene?
Sai come puoi trovarla?

Ognuno di noi ha un suo percorso, e di conseguenza, ha delle convinzioni costruite sulla base delle proprie esperienze. Io non posso insegnare molto a te, quanto tu non puoi fare per me.
Quello che tu ritieni felicità, potrebbe non esserlo, per me, e viceversa.
Come possiamo esserci d'aiuto l'un l'altro, nella perenne ricerca della felicità?
Donna nell'atto di pregare
Donna ispirata

C'è forse una base che possa farci partire dallo stesso punto?


Proviamo a cercare un terreno comune per cominciare questa indagine, e come spesso mi accade di fare, parto dal significato della parola stessa: felicità.

Per fare questo, occorre come al solito risalire alle due lingue dalle quali derivano un po' tutti i nostri discorsi, il greco ed il latino.
La nostra bellissima lingua italiana deriva direttamente dal latino, eppure, gran parte dei significati più profondi delle parole, possiamo invece trovarli nel greco antico, che aveva un'ampiezza, una profondità, una completezza, che il latino purtroppo non possiede.

Dunque, per tornare a noi, la parola felicità viene dal latino felicitas, che può essere tradotto in vari modi, a seconda del contesto: fortuna, successo, prosperità, beatitudine, fertilità, fecondità, come si vede, parecchi significati, ma che hanno in comune qualcosa di materiale, di molto concreto, la fertilità e la fecondità per la terra, per il raccolto, oppure per l'attesa di una famiglia numerosa; la fortuna, il successo, la prosperità, che sono legate molto strettamente ai beni materiali, siano essi possedimenti mobili o immobili, come si direbbe oggi.
Resta un solo termine che lascia un po' di spazio all'immaterialità, ossia allo spirito, beatitudine, ma lo vediamo meglio fra un attimo.

Passiamo al greco, nel quale troviamo due termini, entrambi tradotti con felicità: eudaimonìa, che viene da eu e daimon, spirito buono, e macarìa, che viene da megas, e vuol dire ampio.

Come vedi, qui le cose si complicano, perché, mentre con il pensiero latino, eravamo piuttosto portati a considerare felice colui il quale possedesse abbastanza cose e beni da renderlo appagato, ora con il pensiero greco, siamo di fronte a qualcosa di diverso: infatti la felicità macarìa, indica quello stato di benessere, che deriva dall'aver raggiunto un ampio spettro di emozioni, quindi una completezza, come se l'essere umano fosse in grado di sommare una all'altra, tutte le sue esperienze favorevoli, fino ad averne una composizione totale, per così dire, una raccolta completa.

Direi piuttosto improbabile, tu che ne pensi?
Ogni uomo o donna, sulla terra, non riesce a possedere la gioia derivante da un avvenimento, e conservarla in modo tale da goderne più tardi... piuttosto la dimentica, e con una tale velocità da sembrare che non sia mai accaduta!
Ricordiamo le cose brutte, quello sì, ma le cose belle, le piccole gioie, o le grandi gioie, mica riusciamo a conservarle!

Ne conserviamo però il ricordo, attenzione: la sensazione di pienezza a cui alludono i Greci, è riferita in particolar modo a quei momenti in cui si è in pace con sé stessi, oppure si guarda la persona amata e si mastica quel sapore di perfetta serenità, come se si fosse realizzata l'armonia con l'intero creato! Li hai presenti? Ebbene, quel tipo di momenti, pare essere in grado di restituire la stessa felicità, anche quando si ricordano!
Donna che abbraccia intensamente il suo bambino
Felicità

Se questo è vero, allora si comprende bene il termine macarìa, anche se sperimentata in piccoli attimi, tuttavia "appaga interamente, perché possiede il potere di sospendere il tempo, di dilatare quell'attimo in una durata avvertita come se fosse eterna".
(tratto da "Il giardino dei pensieri" di Elio Rindone)

L'altro termine, eudaimonìa, è più inteso come stile etico della vita intera. Tradotto letteralmente è lo spirito buono, o spirito del bene, ma più praticamente, veniva inteso come lo sforzo intento al bene, che si protrae per tutto il cammino della vita, anche in mezzo alle circostanze più avverse.

Ma allora, dove troviamo insomma questa felicità?

Al termine di questo breve viaggio, che fosse per me avrei fatto durare anche molto più a lungo, ma non posso annoiarti, concludo, dandoti l'indirizzo preciso della felicità: TE.
No, non è la sigla di una provincia, è proprio TE inteso come te stesso, tu, dentro di te, questo è l'indirizzo della felicità.
Non pensare mai, nel modo più assoluto, di trovarla altrove, perché se non stai bene tu con te, non puoi essere felice. 
Credo avremo bisogno di un'altra puntata.

Scrivimi nei commenti che cosa ne pensi.





mercoledì 4 aprile 2018

PROVE E TENTAZIONI, considerazioni su Giobbe, Paolo, le prove e le tentazioni.


Bisognerebbe partire da lontano per comprendere come si arriva fin qui, ma in questa breve relazione non è possibile, quindi cercherò di fare un riassunto per sommi capi di tutte le considerazioni che mi hanno portato ad alcune conclusioni.
Chiunque voglia approfondire può sempre farlo, con o senza di me.
1 - Dunque, la domanda è: Dio manda le prove? Dio manda le malattie? Bisogna chiedere la guarigione o bisogna sopportare pazientemente?
Devo dire la verità, non ho mai sopportato l’assunto che Dio permette le malattie per un motivo preciso, per metterci alla prova, e in questo ero confortata da un passo che mi si ripresentava sempre:
Giacomo 1:13 “Nessuno, quando è tentato, dica ‘io sono tentato da Dio’, perché Dio non può essere tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno”.
Ok, primo punto fermo. Non sembra essere Dio.
Poi la scoperta di PEIRAZO.
Questa parola greca significa testareesaminareprovarescrutinare.
Nel Nuovo Testamento viene usata indifferentemente per prova e per tentazione.
Quindi il passo precedente può anche essere letto così: “Nessuno, quando è provato, dica ‘io sono provato da Dio’, perché Dio non può essere provato dal male, né Egli stesso prova alcuno.”
Secondo punto fermo. Non è Dio.
Quindi, se non è Dio che ti prova, e non è Dio che ti tenta, chi è? Rispondi tu.
2 – Dio non ti manda la prova, ma ti manda la via d’uscita nella prova.
Qualunque sia il problema che mi affligge, qualunque sia l’ostacolo, qualunque sia la malattia, Dio ha messo per me da qualche parte una porta che mi fa uscire da questa situazione.
1 Corinzi 10:13 “Nessuna tentazione o prova vi ha colti, se non umana, ... ma nella tentazione o prova vi darà anche la via d’uscita...”
Attenti alle traduzioni, la maggior parte di esse mettono ‘con la tentazione’, come se Dio mandasse l’una e l’altra cosa insieme, ma la traduzione corretta è ‘nella tentazione’, e questo è confermato dall’affermazione “se non umana”, cioè la tentazione o la prova non sono divine, sono umane, sono risolvibili, sono superabili.
Il famoso detto “il diavolo fa le pentole, ma non fa i coperchi”, dice proprio la verità.
3 – Ma allora Giobbe?
Questo è stato per me un problema per molto, moltissimo tempo.
Questo strano libro messo in un punto strano, fuori dal racconto cronologico e logico della Bibbia, come fosse un personaggio senza tempo e senza luogo... poi piano piano, scavando e scavando profondo, con l’aiuto di servi di Dio che mi hanno acceso delle piccole luci qua e là, ho trovato il senso, ho potuto collocare Giobbe nel tempo, nello spazio, e nel disegno globale.
Intanto, occorre chiarire che la Bibbia dice la verità, ma non tutte le cose dette dagli uomini nella Bibbia sono la verità.
Quando Giobbe dice: “L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”, non sta dicendo la verità.
Se leggiamo la storia, scopriremo che Satana ha tolto, non Dio, ma Giobbe non lo sapeva.
Più tardi lui stesso dirà: “Sì, ne ho parlato, ma non lo capivo...”
Elihu dice: “Giobbe accumula parole senza senso”.
Su queste parole dette da Giobbe senza capire quello che diceva, abbiamo fatto una dottrina.
Ora vi chiedo uno sforzo di comprensione, perché non sarà facile sradicare convinzioni che sono nella mente da anni ed anni.
Dio dice a Satana “Da dove vieni?”
Ma Dio non aveva bisogno di chiedere a Satana da dove venisse, perché Lui lo sapeva già, dunque perché questa domanda?
Bisogna immaginare una mamma che vede il figlio uscire dalla cucina con la bocca sporca di cioccolata, quando non avrebbe dovuto prenderla, e la mamma, che se ne è accorta, gli chiede: “Che cosa stavi facendo?”
La mamma lo sa, ma sta spingendo il bambino a confessare lo sbaglio commesso.
Qui accade la stessa cosa.
Possiamo immaginare Satana che ronza intorno alla casa di Giobbe cercando il modo per farlo cadere, per molto tempo, per tanti anni, consideriamo che la vita di Giobbe è stata lunga, la prova è durata soltanto qualche mese, ma la sua vita è stata piena di ricchezza e soddisfazioni per almeno duecento anni, sia prima che dopo!
Satana temporeggia... “Dal percorrere la terra in lungo e in largo...”
Dio lo smaschera: “Tu hai notato il mio servo Giobbe!”
Attenzione!!! In questa frase non c’è un punto interrogativo, ce lo abbiamo messo noi.
Dio non chiede a Satana se ha visto Giobbe, Dio smaschera le mosse di Satana e afferma “Tu hai notato il mio servo Giobbe!”
Quasi volesse dire “Tu stai girando intorno al mio servo Giobbe da tanto tempo perché vuoi fargli del male!”
Satana allora, tira fuori tutto quello che stava covando da tempo, quell’uomo, Giobbe, viveva al riparo, circondato da beni e lusso e rispetto e figli ed una situazione economica e sociale di prim’ordine!
Satana lo odiava in modo indecente.
Così dice a Dio: “Tu lo stai proteggendo, tu gli hai messo un riparo... stendi la mano! Colpiscilo! Vedrai se non ti rinnega!”
Ma Dio non vuole stendere la Sua mano contro Giobbe, non vuole colpirlo, non vuole mandargli malattie, Dio ama Giobbe, come ama te e me.
Non risponde alla provocazione di Satana.
Piuttosto ammette: “Tutto quello che possiede è in tuo potere...”
Ma perché dice “è in tuo potere”?
Giobbe aveva fatto, detto, causato, qualcosa che dava potere a Satana, ma che cosa?
È un discorso un po’ lungo da fare qui in questa occasione, tuttavia se volete approfondire questo aspetto, guardate bene la descrizione della vita dei figli di Giobbe, quali erano le loro occupazioni preferite, e come questo faceva soffrire Giobbe.
L’unica cosa che si racconta di loro è che facevano delle feste, e non dovevano essere feste tanto tranquille, visto che Giobbe sentiva il bisogno di fare sacrifici per la colpa al posto loro. Giobbe aveva paura che succedesse qualcosa.
“Quello che temo mi accade e quello che mi spaventa, mi raggiunge.” 3:25.
A causa dei suoi figli, Giobbe era tormentato dalla paura.
Elihu, il personaggio al di fuori degli amici di Giobbe, che sembra impersonare Dio stesso, dice al capitolo 34: “Egli aggiunge al suo peccato, la ribellione, perché ritiene giusto sé stesso, anziché Dio”!!!.
Giobbe era orgoglioso. Convinto di essere superiore a tutti, migliore di tutti, innocente e senza peccato alcuno, affermava di non meritare quello che gli stava accadendo. 33:9.
Infatti per moltissimi capitoli Giobbe non guarisce. Sai perché? Perché non si è pentito, non ha ancora riconosciuto i suoi errori.
Quando finalmente lo fa, al 42:6, Dio lo ristabilisce e gli restituisce il doppio di tutto quello che aveva prima.
La paura e l’orgoglio, erano state le porte aperte all’azione di Satana nella sua vita.
4 - Ma allora Paolo? La spina nella carne?
Altro problema gigantesco.
Ma neanche tanto.
Qui la parola malattia non esiste proprio.
C’è la parola spina, o scheggia, interpretata dalla tradizione religiosa come una malattia.
Cerchiamo questa parola nella Bibbia, la troviamo in Numeri 33:55, dove simboleggia tormenti messi in opera da persone.
La troviamo in Giosuè 23:12, anche qui sono persone che tormentano.
Stessa identica cosa in Giudici 2:3.
Sono cose da buttare, da non toccare con le mani, in II Samuele 23:6.
Nella parabola del seminatore, le spine sono preoccupazioni, pensieri negativi.
Ma quando mai sono malattie?
Paolo dice: “una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi...”
Angelo significa “messaggero”, dunque questa spina è un messaggero di Satana, inviata da Satana!
Perché Satana gli ha messo questo tormento nella carne? Perché questo messaggero satanico usato per dare fastidio a Paolo?
Avete notato che dovunque Paolo andava, trovava sempre qualcuno che lo voleva uccidere, scacciare, lapidare, che cos’era questo, se non un fastidio di Satana sulla sua strada?
Affinché non insuperbissi, dice Paolo; ma la traduzione purtroppo non è corretta. La traduzione più giusta sarebbe: “Affinché non fossi elevato, non fossi esaltato, non fossi messo su un gradino più alto rispetto agli altri.” In pratica, non fossi visibile da nessuno.
Fatti una domanda: se Dio ha rivelato a Paolo molto più che ad altri, se gli ha fatto comprendere a pieno il disegno della grazia, se lo ha designato apostolo delle genti, non voleva poi che le persone lo vedessero e lo ascoltassero?
Sembra piuttosto improbabile!
Chi aveva interesse ad ostacolare il messaggio di Paolo e non renderlo fruibile da un gran numero di persone?
Satana, ovviamente lui.
Perché Dio dice “la mia grazia ti basta”?
Non sta dicendo “Devi accontentarti della mia grazia”, ma sta dicendo: “La mia grazia sarà sufficiente, sarà bastante, ti basterà, per affrontare questi ostacoli e questi tormenti. E infatti Paolo afferma nelle sue lettere “Io sono quel che sono per la grazia di Dio”!
Vado avanti, combatto, sopporto, sono ferito, umiliato, abbattuto, picchiato, scacciato, lapidato... ma sono ancora qui. Solo per grazia.
È un po’ più chiaro?
5 – Qual è il motivo per cui la tradizione religiosa preferisce questo tipo di interpretazione? Perché non si affrontano più le malattie ed i problemi con la dovuta forza e grinta come Gesù ci ha insegnato? Perché l’olio dell’unzione per guarire il malato è diventato l’estrema unzione prima della morte?
La frase “Il mio popolo muore, per mancanza di conoscenza”, ti è un po’ più chiara, adesso?
Ricordati che Gesù non ha mai rimandato indietro nessuno, senza guarirlo, e non ha mai detto a nessuno: “Accetta questa cosa, forse è la volontà di Dio che tu stia male, ci sarà un motivo...”
Invece ha detto: “Voi farete cose maggiori di queste, perché io me ne vado al Padre”.

Salve!

Benvenuti nel blog "bisogna che si dica"...
Bisogna assolutamente che alcune cose importanti sulle quali qualcuno mente, vengano finalmente smascherate, visto che ne va della nostra salvezza!!!